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Cristo

Evola Stalin

 

 

Cristo, Evola, Stalin

  

Nel suo prospettare un’alternativa globale di civiltà rispetto all’edonismo consumistico oggi ben tristemente purtroppo imperante, l’"Idealismo crìstico" (la filosofia qui esposta) riprende dalla tradizione di destra la concezione spiritualistico-ghibellina e millenaristica mentre – integrativamente – mutua dalla tradizione di sinistra il modello sovietico del “socialismo di Stato”.

Il significato profondo del messaggio evangelico venne – com’è noto – filosoficamente disvelato da Hegel, il quale identificò in sostanza nel Cristo l’emblema sapienziale di quell’"Identità suprema" d’umano e divino in cui – in ultimo – consiste l’Io. Auspicare – come ben fà l’"Idealismo crìstico" – un’apocalittica “Seconda Venuta” trionfale del Santo Redentore (o “Parusìa”) col susseguente avvento escatologico - ad “Armagheddon” - d’un Impero messianico (“Christopolis”, per l’appunto) equivale pertanto, in questo contesto, ad anelare al trionfo storico proprio di questa beatifica divinumanità ch’è – poi – l’essenza egoteistica stessa del mondo. In codesto millenaristico senso il presente pensiero è dunque “cristiano”. L’itinerario teoretico di Julius Evola è alquanto singolare. Egli sintetizzò innanzitutto le opposte inadeguatezze dell’idealistico “Io assoluto” - da lui peraltro solipsisticamente perfezionato – e del “Superuomo” di nietzschiana memoria filosofica, giungendo alla figura speculativa dell’"Individuo assoluto" (autentico perno del suo geniale “Idealismo màgico”). Il trionfo storico di questo titanico soggetto ad un tempo creatore e dominatore cosmico l’Evola lo collocò nel teocratico “Mondo della Tradizione”: in forma pura nel paganesimo (in cui il sovrano divinizzato avrebbe alluso ad una ben precisa metafisica dell’"Identità suprema"), in forma alterata nelle civiltà dominate dalle religioni semitiche (separanti creatura e Creatore e riducenti il monarca a mero “luogotenente temporale” d’una Divinità ormai teisticamente concepita). Questo complessivo “mondo della Tradizione” (beneficamente inteso) sarebbe poi stato spiazzato dalla cattiva “modernità” sovvertitrice, nella quale il principio contrattualistico si sostituiva al principio teocratico riproposto dall’Evola. Quest’ultimo – partito dall’esigenza prometeica di fondere filosofie tipicamente moderne come l’idealismo semetipsistico ed il sovraumanismo nietzschiano – sfociava dunque sorprendentemente proprio nel tradizionalismo, di cui diveniva insigne rappresentante novecentesco affiancandosi al Guénon (ed ad altri illustri per quanto diversi pensatori) quale erede contemporaneo di quell’ottocentesca filosofia della Restaurazione ch’ebbe i suoi più qualificati esponenti nei noti De Maistre, De Bonald e Donoso Cortes: tutti assertori convintissimi della somma validità del principio teocratico in alternativa netta a quello contrattualistico sbandierato dalla sovversione borghese. Un atteggiamento che l’"Idealismo crìstico" ha a sua volta (per quanto criticamente) mutuato dal tradizionalismo evoliano, di cui è dunque debitore. Se – fondendo millenarismo e tradizionalismo – l’"Idealismo crìstico" propone una “teocrazia millenaristica”, esso non individua però in questa una formula ancor sufficiente, pensando che la suddetta vada invece beneficamente integrata da un sano “socialismo di Stato”. Esso consiste nella gestione da parte (appunto) dello Stato sovrano di un’economia di cui questo s’è reso unico padrone, attraverso la pianificazione centralizzata. Di questa economia di Stato (qui, peraltro, totalmente prescindendo dalle sue filosofiche bardature in termini di materialismo storico-dialettico)è stato carismatico alfiere storico Giuseppe Stalin del qual pur l’"Idealismo crìstico" è dunque debitore.

Tenendo conto del fatto che una “teocrazia socialista” non è comunque un’esperienza del tutto nuova nell’umana Storia (basti pensare all’Impero degl’Incas), si posson concluder queste brevi righe ribadendo il debito dell’”Idealismo crìstico” nei confronti della sua “triade ispiratrice”: Cristo, Evola e Stalin. Il primo come profeta millenaristico, il secondo della “Tradizione” ed il terzo del “socialismo di Stato”.

 

Fabio Cutaia

Tagliacozzo, 2/8/1992

 

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